Bentornati al secondo appuntamento con la rubrica italiane all'estero. Ogni venerdì per dieci appuntamenti, vi farò conoscere una blogger, una creativa, una professionista che ha salutato l'Italia per trasferirsi all'estero. Una donna coraggiosa che ha deciso di ricominciare altrove perché fuori dal nostro Paese le opportunità sono tante, sono diverse e soprattutto essere artisti fuori dall'Italia non significa coltivare un hobby. Quelli che qua vengono definiti "lavoretti", oltre il confine sono semplicemente lavori, lavori come altri.
Lo scorso venerdì vi ho fatto conoscere Chiara Cecilia Santamaria autrice del blog Ma che davvero, oggi voglio presentarvi Ilaria Chiaratti autrice del blog IDA interior lifestyle. Ilaria è una fotografa di interni, stylist, appassionata di stile nordico e una cara amica. Apre il suo blog nel 2010 per condividere le sue ispirazioni per gli interni in stile nordico e i suoi lavori all'uncinetto. La sua missione è aiutare le donne a scoprire come migliorare la propria casa con creatività e personalità (date un'occhiata ai suoi DIY, bellissimi). Nello stesso anno inizia anche la sua attività di fotografa di interni che la porta a pubblicare su prestigiose riviste italiane e straniere.
Due anni più tardi si aggiunge al suo curriculum una laurea italiana in lettere e filosofia (indirizzo DAMS), il diploma olandese di interior stylist e lancia ufficialmente la sua attività, IDA interiors lifestyle. Dal 2014 si occupa di styling e product photography per piccoli brand creativi di artigianato di alta qualità oltre che creare adverising concepts per marchi del settore decor. Ha lavorato con Bloomingville, Design Letters, Ferm Living, Made in design, Normann Copenhagen e tantissimi altri brand importanti. Pronti per l'intervista? Mettetevi comodi.
In quale città del Pianeta hai deciso di trasferirti? Per quale motivo hai scelto proprio quel posto?
Vivo a Eindhoven, una città nel sud dell'Olanda ormai da quasi sette anni. Non è stata una scelta completamente personale, ho seguito mio marito che si è trasferito qui undici anni fa per il suo PhD.
Come ti sei preparata psicologicamente al trasferimento?
Ero entusiasta di partire, soprattutto perché è avvenuto dopo tre anni di "amore pendolare". Mio marito infatti era già qui ed io l'ho raggiunto dopo la fine del mio percorso di laurea in storia dell'arte.
Ci racconti i tuoi primi giorni a Eindhoven?
Mi sono trasferita a luglio, il mese migliore meteorologicamente parlando. I primi tempi sono stati per lo più dedicati alla scoperta della città. Con la bicicletta andavo in giro per scoprire posti e paesaggi nuovi. È stato un grande cambiamento rispetto alla vita frenetica a cui ero abituata. In generale i primi mesi sono stati più simili ad una vacanza!
Burocraticamente parlando l'Olanda la trovi molto diversa dall'Italia?
C'è molta burocrazia anche equi, ma funziona tutto molto bene, non esistono "scorciatoie". Io sono stata fortunata perché mio marito già abitava qui da qualche anno e mi ha aiutata con tutte le procedure necessarie alla registrazione e alle pratiche per l'assicurazione sanitaria (che a differenza dell'Italia non è pubblica ma provata).
Che tipo di rapporto hanno gli olandesi con il lavoro?
Gli olandesi hanno un rapporto secondo me molto rilassato con il lavoro, ma che sicuramente è anche molto sano. Si inizia verso le otto e non si fa pausa pranzo vera e propria, giusto 10-15 minuti di break. Ma alle 17-17.30 si torna a casa per godersi la famiglia o avere del tempo libero per sé. Ovviamente non per tutti è così, ma diciamo che questo rispecchia lo standard generale.
Pensi che un lavoro creativo sia concepito alla stessa maniera in Olanda che in Italia?
Assolutamente no e lo dico con rammarico. Se qui dici "faccio il musicista" oppure "sono un artista", la domanda seguente non è "ma di lavoro vero e proprio cosa fai?" come succederebbe in Italia. Le professioni artistiche sono riconosciute e sostenute anche a livello governativo. I ragazzi sono sostenuti negli anni dello studio, escono di casa molto presto (di solito appena finite le scuole superiori) e formano famiglie molto giovani. Questo fa sì che la società sia molto vivace e ricca di opportunità.
Ci racconti la tua esperienza lavorativa a Eindhoven?
Dopo che mi sono trasferita a Eindhoven ho seguito per due anni un corso come Interior Stylist che mi ha dato un titolo di studio equivalente ad una laurea breve. Ho aperto la mia partita IVA e soprattutto, attraverso il blog, ho iniziato a lavorare come freelance. All'epoca avevo già una collaborazione avviata con la rivista italiana CasaFacile, poi ho ampliato il mio lavoro con le consulenze di interior, aperto uno shop di filati online e adesso mi concentro sullo sviluppo di concept per brand di lifestyle e fotografia per piccoli marchi emergenti.
Qual è stato il momento più bello che hai vissuto in quel Paese?
Ce ne sono stati moltissimi, ognuno importante in modo diverso. L'acquisto della nostra casa, la nascita del nostro primo figlio (il secondo è in arrivo), il primo Natale con tutti i parenti riuniti qui con noi per festeggiare… davvero non saprei decidere. Ogni volta che qualche amico dall'Italia ci viene a trovare, per noi sono momenti di gioia indescrivibile.
E professionalmente parlando qual è stato il lavoro più gratificante e speciale?
Ho curato personalmente i lavori di sistemazione della nostra casa, il vederla pubblicata su CasaFacile in primis e poi su riviste internazionali (in Francia, in Germania e in Olanda) mi ha riempito di emozione e di orgoglio. Ma in genere ogni volta che il mio lavoro viene riconosciuto, che siano servizi fotografici o collaborazioni con brand importanti, mi rendo conto che quello che sto facendo lo sto realizzando con le mie forse e con il mio impegno e questo mi spinge a fare ancora meglio!
Hai un bimbo piccolo e un altro in arrivo, com'è per una famiglia vivere in Olanda? Il tuo Paese in che modo aiuta le famiglie?
Non abbiamo un metodo di paragone con l'Italia visto che la nostra famiglia si è praticamente "creata" dopo che ci siamo trasferiti qui. Ti posso dire che da parte del governo le famiglie numerose (con almeno tre figli) hanno diversi privilegi e aiuti in più. Nel nostro caso abbiamo il 50% di ritorno di tasse per le spese dell'asilo, che sono molto alte visto che gli asili sono provati. Riceviamo inoltre un bonus trimestrale per Enea che protrarrà fino al compimento dei diciotto anni d'età. L'assistenza sanitaria è a pagamento (anche se per casi specifici il governo prevede delle esenzioni) ed è basata sul reddito e in base alla compagnia assicurativa. In generale il costo della vita è piuttosto alto, ma anche gli stipendi sono in media più alti di quelli italiani.
Com'è strutturato il sistema scolastico inglese?
Stiamo iniziando in questo periodo ad informarci sulle scuole per Enea che al momento ha due anni, ma che comincerà quando di anni n compirà quattro (le liste d'attesa sono molto lunghe, quindi bisogna muoversi per tempo). In generale nelle visite fatte finora, le scuole ci sono sembrate molto ben organizzate e di alto livello. La prima scuola primaria dura dai 4 ai 12 anni,. Successivamente si prosegue con quella secondaria superiore per bambini che vanno dai 12 ai 18 anni e così via fino alle specializzazioni professionali o alle università. Nelle scuole che abbiamo visitato ci ha colpito il metodo utilizzato (oltre che all'estrema educazione dei bambini), che prevede l'utilizzo di computer, lavagne interattive e tablet (uno per ciascun studente). Questo nelle classi più avanzate, mentre per i primi anni ovviamente si utilizza in metodo improntato sul gioco per imparare a leggere e a scrivere.
Se ti chiedessi di descrivere con tre parole positive e tre parole negative (se ce ne sono ovviamente) la tua vita in Olanda, quali sceglieresti?
Sono una persona molto ottimista quindi ho solo quelle positive che sono: creatività, serenità e passione. Di negativo solo una cosa: mi manca il mare dell'Italia.
Rileggermi le interviste della rubrica italiane all'estero assieme a voi, mi fa venire voglia di buttare "due cose" in valigia e prendere di corsa un aereo. Meta? Una possibile futura casa, un nuovo Paese da scoprire, un futuro migliore per le mie bimbe. A volte mi chiedo, se restassimo qui in Italia e le mie bimbe volessero fare un lavoro creativo come credo vogliano fare (Bea dice di voler diventare fotografa di National Geographic, Mathi ancora non sa), cosa potrebbe offrirgli l'Italia? Me lo chiedo in primis da mamma e poi da cittadina italiana, cosa può dare un Paese come il nostro? È bello leggere queste storie di vita, storie di chi ha avuto il coraggio di allontanarsi dalla propria casa, ma soprattutto storie di chi non ha avuto paura del cambiamento. Il cambiamento non va temuto, nel momento stesso in cui lo si accetta siamo già pronti per affrontarlo. Un grazie speciale a Ilaria per l'intervista, ci vediamo venerdì prossimo con un nuovo appuntamento con italiane all'estero. Buon weekend a tutti.
Photo by Ilaria Chiaratti Bonomi