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Il grande passo

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Come ormai saprete il 1° aprile Gigi ed io ci siamo sposati. Ebbene sì, dopo dodici anni assieme, due bimbe, due cani e vari traslochi, abbiamo deciso che era giunto il momento del "grande passo". Oggi voglio raccontarvi dei momenti prima del sì, di tutta la fase della preparazione. Tra qualche scena bizzarra e un po' di frenesia (come in ogni matrimonio che si rispetti non poteva mancare), siamo usciti di casa senza dimenticare le fedi (il mio terrore), il bouquet (il terrore di Gigi), e il riso per il lancio finale (il terrore delle bimbe).  Anzi ripensando a quella mattina, ammetto che pensavo peggio, nel senso che mi aspettavo di dare in escandescenza, di avere qualche raptus di follia o attacco di panico, ma fino a che non sono salita in macchina, è filato tutto liscio come l'olio. Il dopo è tutta un'altra storia.

Dal primo pomeriggio del giorno precedente, casa mia si era trasformata in un campo di battaglia: piani di pan di spagna a destra e a manca, attrezzi da cucina, creme e cremine alla panna e mia mamma che "imbracciava" una spatola come fosse un fucile e dava ordini come il più severo dei caporal maggiori. Io ero il suo sotto-sotto-sotto-posto e tra una leccata e l'altra (qualcuno doveva pur assaggiare le creme della torta no?) l'ho aiutata con la torta nuziale. Mia mamma è un piccolo genio e ha fatto una torta mitica, avrei voluto farla assaggiare a tutti voi per farvi capire quanto buona fosse.

Più tardi è arrivata Simonetta con una valanga di fiori. Immaginatevi una macchina pieni di rose, peonie, gipsofila, eucalipto, ranuncoli…ecco quella era la sua auto appena giunta a casa mia. Ha cominciato subito a comporre decorazioni floreali e non ha finito se non poco prima dello scoccare della mezzanotte. Quando ci si mette è un vero treno. Nel frattempo Gigi, mia madre ed io abbiamo passato la serata a caricare e scaricare dalla macchina tutto l'allestimento (compreso la torta) che sarebbe servito per decorare il ristorante, cioè non il ristorante, il pub. Sì sì avete capito bene, abbiamo bandito ristoranti e trattorie e abbiamo preferito fare il rinfresco,  o meglio un aperipranzo, al Cafè Il Barbarossa in Porta Soprana. 

Sì certo, avevo immaginato quel giorno (il giorno prima del grande passo) come a un momento di relax, che so magari una cenetta tranquilla, un massaggio, qualche coccola e invece no, nichts, nulla, niente di tutto questo, appena Gigi ed io siamo tornati a casa e abbiamo toccato letto siamo caduti in uno stato catatonico pieno di incubi e immagini in 3D dove io mi dimenticavo le fedi o la promessa a casa, lui forava una gomma e non arrivava in Comune, le bimbe si svegliavano con la varicella e cose di questo genere. È proprio in questi momenti che uno si chiede: "Ma chi me lo ha fatto fare?"

Ma poi arriva il grande giorno e che giorno! Un sole splendente cominciava a fare capolino dai monti dietro casa e per tutta la giornata ci ha tenuto compagnia. In casa eravamo in sette più la Ellie: le bimbe, Gigi ed io, mia madre, la Simonetta e sua figlia. Verso le 9 sono arrivati il fotografo e i parrucchieri, insomma sembrava di essere a una festa. Beatrice e Mathilde in eccitazione totale sono state le prime a prepararsi. A ruota si è vestito Gigi (confinato in camera delle bimbe perché la tradizione vuole che lo sposo non debba vedere la sposa…infatti abbiamo passato la notte insieme, coerenti vero?), poi ho truccato mia madre e infine mi sono preparata io. Pum-pum cominciavo ad agitarmi.

Il mio abito da sposa, di Sartoria Bassani, era abbastanza semplice: lungo, color champagne, con le spalline sottili e con un ampio scollo sulla schiena. Mi sono sempre domandata come mai una donna non riuscisse ad infilarsi da sola in un abito da sposa, beh ora ho capito e non farò mai più pensieri negativi in questa direzione, lo giuro! Andrea (il fotografo) nel frattempo gironzolava tra di noi come un'ombra. Ha realizzato un servizio bellissimo dove ogni scatto è legato a un ricordo preciso e tutte le foto creano una bellissima storia, la nostra. Il matrimonio era per le 11.30, verso le 10.15 Gigi e Andrea decidono di partire in direzione di Camogli. La mia (nostra) idea era quella di arrivare davanti al Comune di Camogli dove il mio futuro marito era lì ad aspettarmi con il bouquet in mano. Ma come si sa c'è sempre qualcosa che va storto no?

Se in mattinata era filato tutto liscio come l'olio, arrivato il momento di partire c'è stato un po' di trambusto che mi ha fatto perdere un sacco di tempo: hai preso le scarpe? (avevo i bikers come scarpe di riserva). Le giacche? La promessa? No aspetta che prendo i cracker ah e le calze di scorta. Il rossetto me lo tieni? Uh no aspetta il profumo, mi sono dimenticata il profumo. Pum-pum il cuore batte veloce. Praticamente mancavano dieci minuti alle 11 ed ero ancora a casa (ad arrivare a Camogli avrei impiegato circa tre quarti d'ora). Non chiedetemi come ho fatto ma alle 11.30 (va beh dai, qualche minuto dopo) ero comunque davanti al Comune. In macchina però ho avuto una specie di attacco d'ansia che ricorderò per il resto dei miei giorni. Non so, sarà stata la tensione di arrivare in ritardo, troppo in ritardo, oppure la consapevolezza che da lì a poco avrei detto sì lo voglio, Beh è stato un viaggio tremendo e cavolo mi ero pure dimenticata l'acqua a casa. Beatrice aveva sete, Mathilde aveva sete io avevo una sete da morire e non c'era assolutamente il tempo di fermarsi. Argh! 

Tutto a un tratto mentre guidavo in autostrada (ebbene sì, ho guidato la mia macchina mezza distrutta e "mi sono" portata in comune) mi squilla il telefono: Gigi. Il mio primo pensiero? Ha forato una gomma (pum-pum e il cuore va sempre più forte). 

Lui: Amore ma ci hai appena superato con la macchina?
Io: Eh che ne so che macchina ha Andrea. Ma scusa non siete già a Camogli?
Lui: No no siamo ora nei pressi del cavalcavia di Nervi.
Io: Beh sì allora vi ho appena superato (e dentro di me pensavo, ma come cavolo guida piano Andrea?)
Lui: Cosa facciamo quindi, dove ci vediamo?
Io: A questo punto direi di vedersi direttamente nel parcheggio della stazione e andare verso il Comune assieme, che ne dici?
Lui: Va benissimo a tra poco. 

Così invece che arrivare davanti al Comune e fargli la sorpresa (nei mesi scorsi ho immaginato questa scena almeno un centinaio di volte dove io arrivavo con l'abito svolazzante, il vento nei capelli e lui radioso che mi correva incontro con gli occhi lucidi), ci siamo visti nel parcheggio della stazione. Sì decisamente da noi, assolutamente da noi. Siamo scesi dalle rispettive macchine, ci siamo messi a ridere e ci siamo abbracciati, mi sono messa il chiodo, i miei ray ban e mano nella mano, con le bimbe al seguito, ci siamo diretti verso il Comune, pum-pum…to be continued. 


Flowers Designer: Simonetta Chiarugi
Acconciatura: JD Parrucchieri
Decorazioni: Decochic



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