Buongiorno amici e ben ritrovati. Sono stata un pò latitante dal blog la scorsa settimana ma c'è stato un motivo importante che mi ha tenuto impegnata per tutta la settimana: la sagra estiva del mio paese. Ogni anno in questo periodo, tutti gli abitanti riuniscono le forze per organizzare tre giorni di festa. Il cibo è cucinato dalle nonne della comunità, la birra artigianale fatta da alcuni ragazzi del luogo e poi ci sono le danze, le partite al "gariccio" (che ora vi spiegherò che cos'è) e tanta musica.
Negli anni passati, anche se non ci eravamo ancora trasferiti in questo piccolo paese sulle colline di Genova, abbiamo sempre partecipato ad almeno un giorno di festa ma da quest'anno tutto è cambiato e siamo entrati a tutti gli effetti dentro all'organizzazione, dietro alle quinte. La differenza è moltissima. Non tanto nel poter entrare dentro alle cucine oppure in posti riservati al personale, la vera differenza sta proprio nel sentirsi parte di un gruppo che unito ha realizzato una cosa così grande. Con le proprie forze e grazie a tanto volontariato, si è riusciti a dar vita a tre giorni di festa meravigliosi.
Mi sento fortunata perché stando vicina a queste persone ho ricordato quali sono i valori alla base della vita e che al giorno d'oggi si stanno perdendo: sacrificio, rispetto e unione. Le "vecchiette" del paese, quasi tutte ottantenni, si sono riunite e con la loro grande forza di volontà mi hanno trasmesso dei valori inestimabili. Penso ad Augusta che con il femore lussato è venuta a preparare una montagna di focaccette. Penso ad Isa che si è presa venti giorni di ferie per organizzare tutto e con la caviglia fasciata era sempre presente. Penso a tutte le donne che hanno lavorato in cucina (e non solo) e mi sento fortunata di appartenere a questa comunità e di aver trovato casa in questo posto meraviglioso.
Non riuscite a fare nuove amicizie? Buttatevi nell'organizzazione di una festa di paese e vedrete quanti nuovi amici vi farete. In questi giorni ne ho incontrati molti e non smetterò di scrivere ma soprattutto si sentirmi fortunata. Per tre giorni ho servito ai tavoli e anche se ci sono stati momenti in cui non capivo più nulla (nella mia testa c'erano solo piatti di ravioli al cinghiale e piatti di tagliatelle al pesto), dentro di me sorridevo sempre. Quando a fine serata apparecchiavamo per tutto lo staff e ci radunavamo intorno ad un grande tavolo era un momento speciale. Ricordi che non dimenticherò facilmente. Tutti stanchi e con i piedi sofferenti, ma sempre pronti per una battuta o un sorriso.
In questi giorni ho dimenticato il computer ed il telefono. Ho staccato la spina da tutto ciò che mi assorbe per il resto dell'anno e mi sono immersa nella vita vissuta assieme ad altre persone che come me, hanno il presupposto di lavorare bene insieme e di far crescere la nostra comunità. E' stato emozionante vedere un gruppo di nonne tutte in cerchio e in adorazione di uno dei cuccioli del paese, Christian di soli 5 mesi. Sembrava una scena di un vecchio film in bianco e nero.
Volete sapere cos'è il "gariccio"? E' un particolare gioco di bocce. Si hanno a disposizione quattro bocce e ad una distanza di qualche metro si deve cercare di fare entrare la boccia all'interno di un quadrato: una specie di piccola piattaforma dove all'interno di essa ci sono 11 buchi numerati. Ogni buco ha un valore e se la boccia finisce lì dentro, si segna il punto segnato sopra alla buca. Beh è più facile giocarci che spiegarvelo. Anche se non è affatto facile fare centro nelle buche. Tutte le tre sere si sono fatti dei bellissimi tornei. Inutile dirvi che non appena finivo di servire ai tavoli e di mangiare, correvo diretta al gariccio...ed immancabilmente finiva fuori dalle buche!
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