Buongiorno amici, non sono dispersa eh! Vi ho lasciato con un post di bentornati ma non ho più scritto da allora, quindi perdonate la mia assenza. Qui a Genova le giornate sono stupende: sole caldo di giorno (ma non quel caldo umido che ti soffoca) e freschino, molto freschino di sera. Talmente fresco che ho dovuto cambiare le coperte dei letti, addio al solo lenzuolo, addio al solo copriletto, da oggi in poi c'è bisogno del boutis. Ma cos'è il boutis? Proprio qualche giorno fa spiegavo ad un'amica cose fosse perché non appena mi ha sentito nominarlo, ha strabuzzato gli occhi; la sua faccia era un grosso punto di domanda.
Sicuramente (ci potrei mettere la mano sul fuoco, oddio ce la metto o non ce la metto? Ma sì ce la metto dai) ne avrete visti un sacco su qualche rivista per lo più francese, ma anche italiana o inglese. Si tratta di un'antica arte provenzale. La tecnica è certamente vicina al quilting e ancora di più al nostro trapunto fiorentino. Secondo alcune fonti fu proprio Caterina de Medici a far conoscere alla corte francese questo tipo di lavorazione. Un boutis provenzale originale, fatto secondo la più antica tradizione è realizzato in bianco su bianco, è costituito da due tele "nobili" poste rovescio contro rovescio in modo da avere un prodotto finito a due dritti.
Seguendo il disegno prescelto, i vari simboli legati a questa antica tecnica vengono ricamati a piccoli punti filza. Per gli addetti ai lavori (io ragazze non ne so un'acca di cucito), terminato il piquage si esegue il bourrage, cioè l'imbottitura (e fin qui ci siamo!). Successivamente vengono imbottiti i caratteristici "canaletti" distanti un paio di centimetri e per questa fase, viene utilizzato un ago molto lungo. I punti di inizio e fine lavoro dovranno essere ben nascosti per non perdere la caratteristica dei due dritti. Pensate che il lavoro finito viene sottoposto a una terribile prova verità: viene osservato controluce in modo da distinguere perfettamente le zone imbottite da quelle che non lo sono e che saranno pertanto attraversate dalla luce.
Una peculiarità del boutis provenzaleè che l'imbottitura le permette di essere isolante e di proteggere dal freddo. In origine i boutis erano utilizzato per ripararsi dal freddo Mistral. Nulla di paragonabile ai boutis che si trovano oggi in commercio, realizzati in fabbrica. Io mi ero innamorata di questi particolari copriletti, tanti anni fa sfogliando appunto delle riviste straniere. In Italia non si trovavano ancora per cui bazzicavo la rete per trovare il prezzo migliore e una buona qualità. Alla fine dopo aver aspettato tanto, li ho trovati in un negozio della Valtellina. Dico "li ho trovati" perché ne ho comprati subito due per i letti delle bimbe. Non sono carini? A me piacciono ancora tanto e sono pure double face: da una parte c'è un motivo damascato e dall'altra, un'aggiunta di righe e quadretti tono su tono, davvero delicato.
Fonte: Non solo punto croce
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