Era tempo di tornare a scrivere sul blog, di riprendere in mano le solite abitudini aggiunte ai nuovi riti che volente o nolente ho dovuto fare miei. Ieri su Instagram ho scritto: a volte i problemi più grandi sono solo nella nostra testa. Ci sembrano insormontabili e impossibili da superare, poi un giorno, come sono arrivati, si allontanano lasciandoci finalmente respirare. Ed è un respiro lungo, liberatorio, non trattenuto. Era ora che cominciassi a respirare di nuovo.
Mi è mancata la quotidianità di mettermi davanti al computer, di leggere le ultime novità o farmi solamente una scorpacciata di ispirazione su Pinterest. In questi dieci anni di blog non mi era mai capitato di staccare completamente la spina. Sì perché spesso si dice, da domani sono in ferie, da domani stacco la spina, ma il giorno dopo sei comunque presente su Facebook e super attivo su Instagram.
E invece mi è capitato di dover interrompere tutto e quando dico tutto, dico proprio tutto. I primi giorni mi sentivo un'aliena. In casa da sola mi domandavo cosa stessi facendo, perché non trovassi la forza di fare questo o quell'altro. Mi sono sentita in colpa, tremendamente in colpa e i problemi aumentavano anziché diminuire. Poi, così com'è arrivata la tempesta, un giorno ha levato le tende e ha soffiato forte il vento. All'orizzonte intravedevo il sereno e con esso la calma si avvicinava.
In quel momento ho capito che non stavo poi facendo una grande cazzata. Che prendere del tempo per me stessa era il regalo più grande che potessi farmi. Al diavolo le mail di lavoro, al diavolo Instagram, al diavolo tutto. A un certo punto l'io è diventato il centro di me stessa, la forza su cui lavorare e da cui attingere energie. Perché ho capito che la vera energia viene da dentro di noi, da quel noi che fondamentalmente ogni giorno reprimiamo.
Vogliamo leggere un libro che da tempo attende impolverato sul comodino? Eh no c'è prima da stendere la lavatrice. Vogliamo passare un sabato pomeriggio meditando, passeggiando... (aggiungete il vostro verbo preferito)? No, ci sono i bambini da portare alla festa di compleanno. E poi c'è la cena da preparare, il pranzo al sacco, i colloqui con i professori, la dieta da cominciare perché sta arrivando l'estate e il nostro corpo non ci piace, la pediatra, il tagliando della macchina, le gomme da cambiare, le ripetizioni di matematica, lo sport dei figli, la collega stronza che ci ciuccia energia e la mamma che a volte è peggio (non la mia eh!).
Sono cazzate, sono tutte cazzate. Eppure se sommate diventano un muro e se in questo muro che piano piano sta crescendo ci aggiungiamo un problema di salute che ti mette ko e t'impone veramente di fermarti, allora è la fine. Ci siamo passate tutte, no? Nella sfiga ho avuto la fortuna di capire che a volte essere egoisti può salvarci da tutta la merda che ogni giorno ci piove a dosso. Scusate il linguaggio colorito, ma sono così stufa e stanca di certe dinamiche che non ne posso più.
Il gatto che si morde la coda? È una grande, grandissima cazzata inventata da un povero cristo che non è riuscito a uscirne fuori da un problema che ogni giorno lo affliggeva. Se vuoi, puoi. Punto. E ora io voglio riprendere il mio tempo, il tempo che in qualche modo mi è stato rubato. In questo percorso non devo e non voglio dimenticarmi di me, non devo mettermi sempre dietro a qualche incombenza più importante. Io sono importante. Nella mia famiglia se io vada a terra trascino con me figlie e marito. Vi giro a voi la stessa domanda: se nella vostra famiglia, voi cadete a terra cosa succede? Rispondetevi con il cuore, amiche. Non rispondete a me, ma a voi stesse.
Quindi ripeto, io sono importante.
Photo by Sarah Tognetti